Martedì, 16 Novembre 2021 10:20

Coding tangibile: la sua evoluzione e i vantaggi di utilizzo

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Cosa si intende con approccio tangibile al Coding? Come mai questa soluzione è particolarmente adatta ai più piccoli? Come si sviluppa questa metodologia? Quali vantaggi porta con sé?

L’insegnamento del coding, ossia del linguaggio informatico della programmazione mediante strategie di gioco, diventerà obbligatorio a partire dal 2022 nelle scuole dell’infanzia e nella scuola primaria (Scopri di più).

Perché è importante avvicinare i più piccoli al coding già in questa fascia d’età? Seymour Papert sosteneva l’importanza di insegnare ai bambini questo linguaggio già negli anni ’60. Nelle sue pubblicazioni, infatti, immaginava un loro ruolo attivo sulle macchine: cosa succederebbe se i bambini utilizzassero il computer per costruire cose, creare e sviluppare idee e invenzioni, e non solo per ricevere informazioni già preconfezionate?

Il coding viene oggi riconosciuto non solo come fondamento per le potenziali competenze lavorative future, ma soprattutto come utile occasione per promuovere le capacità di pensiero - thinking skills. L’obiettivo di questo insegnamento in età infantile non può e non dev’essere preparare le basi per un possibile futuro lavoro come programmatore o programmatrice, ma il far acquisire una nuova modalità di pensiero e di visione del mondo (Blikstein et al., 2016).

In the same way that we don’t teach music in schools for students to become professional violinists, or English for students to get jobs in journalism, we should not teach programming for children to get programming jobs: we should do so for them to acquire a new way of thinking and seeing the world.
- Project Bloks: designing a development platform for tangible programming for children

La letteratura sul tema mostra inoltre come imparare questo linguaggio può avere un impatto positivo e misurabile sia nelle capacità analitiche e collegate alle discipline STEM (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica), sia nello sviluppo di competenze linguistiche e della creatività, sia nelle interazioni sociali e nella vita di tutti i giorni (a patto che, ovviamente, le attività e le progettualità educative siano sempre situate in un contesto relazionale). Infine, come già raccontato precedentemente, il coding è un’ottima metodologia per promuovere il pensiero computazionale nei bambini.

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Come favorire e sviluppare il pensiero computazionale nei bambini?
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Il coding tangibile: che cos’è e da dove arriva?

L’approccio tangibile all’apprendimento consiste in un sistema che permette di imparare attraverso la sperimentazione e l’esperienza diretta con l’ambiente e il mondo circostante. Nella letteratura pedagogica, il gioco dell’esplorazione nei bambini e la metodologia laboratoriale sono fortemente condivisi e riconosciuti (ne parlano, fra i molti, in maniera esemplare, Montessori e Piaget). Questa modalità consiste nell’utilizzo di strumenti ed oggetti fisici e concreti, che nel nostro caso vengono utilizzati per l’interazione con i dispositivi digitali.

Il coding tangibile, l’unione del linguaggio della programmazione e l’interazione con oggetti fisici, permette ai bambini di manipolare il codice che essi stessi producono in maniera diretta. L’utilizzo dei dispositivi tecnologici, quindi, non è diretto ma mediato dagli oggetti concreti. Questo rende l’apprendimento del linguaggio e della metodologia di programmazione più diretto, meno astratto, e maggiormente adatto ai bambini perché vicino al loro modo naturale di conoscere il mondo attraverso il gioco e l’esperienza sensoriale.

Negli anni ’70 Papert e i colleghi del MIT hanno iniziato ad approfondire le modalità per l’introduzione dei bambini al mondo del coding, provando ad avvicinare la programmazione al loro mondo. Queste ricerche portarono allo sviluppo del Linguaggio di programmazione Logo e il robot a forma di capsula Logo Turtle. Papert sosteneva che i bambini avrebbero imparato i concetti astratti più facilmente, grazie alla manipolazione di oggetti concreti, e attraverso l’utilizzo del proprio corpo. 

Quest’idea promosse lo sviluppo di soluzioni dove i bambini mostravano al computer la sequenza che successivamente avrebbe dovuto ripetere. Un errore nell'esecuzione della sequenza, richiedeva però la registrazione dell’intera sequenza, non permettendo la sua modifica parziale. Questo non favoriva il debugging, ossia la ricerca e la correzione di errori. Si è passati col tempo a sistemi di coding a tessere o blocchi.

Il termine “Tangible programming” è stato coniato da Suzuki e Kato nel 1993, durante lo sviluppo di AlgoBlock, un sistema pensato per lo studio del problem solving collaborativo. Consisteva in grandi blocchi di costruzione computazionali cubici, che i bambini utilizzavano per guidare un sottomarino attraverso un labirinto. I bambini, in questo modo, programmavano la sequenza che il sottomarino doveva eseguire in maniera fisica, organizzando e orientando i cubi; l’effetto del programma era poi virtuale, muovendo il sottomarino sullo schermo del computer.

 

Fonte immagine: https://projectbloks.withgoogle.com/research/

Algoblocks - Suzuki, H., & Kato, H. (1993, August)

E quindi?

Rispetto ad un’interfaccia governata solamente attraverso la grafica su uno schermo (anche con i moderni dispositivi “touch” è virtuale), un’interfaccia tangibile rende il coding e lo sviluppo del pensiero computazionale molto più immediato, meno astratto e quindi più accessibile. È adatto a supportare l’esplorazione diretta e la sperimentazione attiva dei bambini.

i-Code si inserisce in questo filone come soluzione pensata per i bambini dai 3 agli 8 anni, per lo sviluppo del pensiero computazionale e le competenze di programmazione tramite il gioco e la narrazione. È un sistema di coding tangibile, dove la programmazione avviene attraverso l’ordinamento di tessere che si possono incastrare fra loro. Grazie alla combinazione di questo sistema con una app dedicata è possibile moltiplicare le possibilità creative e di gioco, facendo muovere i personaggi disegnati dai bambini stessi, all’interno di scene e sfondi personalizzati.

 

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Progetto i-Code: A che punto siamo?
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